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BLOG Appuntamento con l'omeopatia

Leggi gli articoli del Dott. Alberto Magnetti nel blog "Appuntamento con l'omeopatia".

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La storia

a cura dell'archivio storico del Comune di TORINO

In contrada della Provvidenza (attuale via XX Settembre), «accanto all'1», nel 1862 aprì i battenti la già ricordata farmacia omeopatica di Pietro Arnulfi, dai preziosi arredi «in legno di ciliegio, verniciato di nero» e «filettature d'oro», con severi scaffali e file serrate di cassetti, ciascuno dei quali destinato alla custodia esclusiva di una sola sostanza, onde evitare contaminazioni: un vero e proprio archivio di prodotti utili alle confezioni infinitesimali. In «proprietà e gestione» condivisa, questa farmacia, intatta e in buona salute, fu rilevata nel 1876 dall'«Instituto Omeopatico» - associazione privata di medici, farmacisti, veterinari, seguaci e simpatizzanti della «scuola medica omeopatica» -, che nel 1882 allargò il proprio raggio d'azione a livello nazionale. L'Istituto Omeopatico Italiano, come ebbe a definirsi il sodalizio «costituitosi allo scopo di sviluppare e diffondere in Italia la pratica dell'omeopatia con tutti i mezzi consentiti dalle leggi», si propose inizialmente «di aprire pubblici dispensari nelle principali città del Regno, di sostenere le spese occorrenti per la pubblicazione di un giornale e di sta-bilire premi annui per incoraggiare le cognizioni omeopatiche sperimentali e dimostrative».
Nel 1886Umberto I ne decretò l'erezione in ente morale. Grazie alle buone, insperate condizioni finanziarie, l'anno seguente, sotto la presidenza del medico Giuseppe Bonino, l'assemblea degli «ufficiali» rappresentanti le due categorie in cui erano suddivisi gli aderenti, ovvero la «sanitaria» e la «protettrice» - dalla quale a norma di statuto non erano «escluse le signore» -, poté deliberare l'acquisto di una casa in via Orto Botanico (attuale via Lombroso), allo scopo di insediarvi un ospedale: l'Ospedale Omeopatico Italiano. Il nosocomio, dotato nel 1890 di soli sei letti, ascesi a ventidue nel 1903, accolse in poco meno di tre lustri 473 pazienti. Nel 1929 gli fu aggregata la farmacia già Arnulfi, trasferita dalla primitiva sede e ora destinata alla preparazione esclusiva dei rimedi omeopatici necessari ai degenti.
Ma l'omeopatia, soggetta sin dall'origine ad alterna fortuna, nel volgere di un breve decennio perdette gran parte dei suoi adepti. In seguito il dott.Bonino, (unico medico in grado in quei tempi difficili di dirigere l’ospedale) rifiutò di aderire al Partito Fascista di fronte all’obbligo impostogli dagli organi di governo per poter continuare ad essere presidente dell’Istituto Omeopatico Italiano. La conseguenza fu il commissariamento dell’Istituto da parte di aderenti al partito che nulla avevano a che fare con la medicina omeopatica. L'ospedale fu declassato a «infermeria» e quindi a piccolo «cronicario»..
Nel 1972 la Farmacia omeopatica storica, ritenuta da alcuni «più bella di quella di Londra», fu chiusa al pubblico e dimenticata. Sugli arredi della farmacia si posò la coltre dell'abbandono nonostante le insistenti richieste di tutela da parte dei pochi omeopati attivi in quegli anni. Il disinteresse degli organi preposti fu assoluto. Riaffiorò dall'oblio, in condizioni deplorevoli, nel 1985, allorché, con lo scioglimento dell'Istituto e il cambio di destinazione dei locali di suo possesso, si pose il problema di assegnarle un proprietario volonteroso, interessato al suo ricupero e alla sua conservazione. Venne fortunosamente, e fortunatamente, designato allo scopo l'Archivio Storico comunale, attivamente diretto dalla dott.ssa Rosanna Roccia.
Con la recente realizzazione della nuova sede dell'Archivio in via Barbaroux, la Farmacia, opportunamente ripristinata, è finalmente restituita alla collettività. Accanto alle ampolle, ai mortai e ai pestelli, utilizzati un tempo per la preparazione dei rimedi omeopatici, gli scaffali accolgono ora gli oltre 250 volumi superstiti della biblioteca specializzata dell'Istituto: trattati ottocenteschi, rare riviste del primo Novecento, preziosi manuali salvati dal degrado e dalla dispersione e dunque nuovamente consultabili da quanti siano interessati alla «medicina dei simili» e alla sua storia. Naturalmente un posto privilegiato è assegnato ad alcuni testi «sacri» di Samuel Hahnemann, quali il Traité de Matière médicale ou de l'action pure des médicaments homoepathiques e la Doctrine et traitement homoeopathique par maladies chroniques, entrambi tradotti in francese dal tedesco a cura di A.-J.-L. Jourdan, membro dell'Académie Royale de Médecine, e pubblicati a Parigi da Baillière nel 1834 e nel 1846.

 

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